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Il difficile rapporto tra magistratura e politica

La pubblicazione senza fine delle intercettazioni di Luca Palamara, personalità di primo piano del sistema di autogoverno della Magistratura con il sostegno convinto di molti suoi colleghi;
i vertici della “mitica” associazione nazionale dei magistrati, dimissionari;
il Ministro Bonafede che annuncia l’ennesima ipotesi di riforma del Consiglio Superiore della Magistratura;
l’altrettanto famoso Magistrato Piercamillo Davigo che fatica sempre di più a dare un senso plausibile a questo tsunami di rivelazioni che ha minato la credibilità dell’intero sistema giudiziario;
una certa politica alle prese con un’odiosa pratica di complicità e di corresponsabilità nella progettazione di azioni “sindacali” e “correntizie” a salvaguardia di interessi particolari…

Questi sono i fatti al momento. Reati? Lo stabilirà la Magistratura con il processo che partirà a breve. 
Alcune osservazioni, però, si possono fare, anche in assenza di una conclusione giudiziaria.
1. Art. 54 della Costituzione: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore (…)”. In questo caso, anche se non fossimo difronte a vicende di ordine penale, sotto il profilo etico e morale il quadro appare sufficiente per esprimere un giudizio severo di sicura riprovazione.
2. Sono emersi fatti e circostanze che non si possono sbrigativamente derubricare come “degenerazioni individuali” di magistrati e politici “deviati”. Sono emerse pratiche abituali e comportamenti consolidati di esponenti importanti ai vertici delle varie correnti della Magistratura e di certa politica, che segnalano una distorsione di sistema, relazioni intrecciate su vasta scala per manipolare e gestire in modo scorretto poteri e funzioni di rango costituzionale.
3. L’Ordine giudiziario e il suo massimo organo di autogoverno sono vittime, e non solo, di una pratica correntizia di inquinamento e di involuzione, che ha forzato ogni limite di correttezza e di moralità, che la stessa Magistratura ha denunciato per molti anni come caratteristica esclusiva  del mondo politico. Non era e non è così ed è del tutto evidente, purtroppo.
4. La Magistratura, fino a questo momento, non ha saputo realizzare un’autoriforma credibile e sostenibile delle sue pratiche di autogoverno, per renderle trasparenti, democratiche e meritocratiche. Adesso dovrà farlo il Parlamento, cioè la politica, ma ne avrà la forza e il coraggio?
5. Ma davvero si può credere che tutto questo non fosse noto almeno in parte, e si può giustificare il fatto che nessuno sia intervenuto preventivamente per denunciare, correggere, riformare? E cosa devono dire adesso i tanti Magistrati che svolgono ogni giorno il proprio lavoro con correttezza, scrupolosità e dedizione, al servizio della giustizia e della Costituzione e che sono costretti a pagare il prezzo ingiusto del discredito e della delegittimazione? Proprio così purtroppo: discredito e delegittimazione, perchè, a prescindere dal suo esito giudiziario, lo ripeto, questa vicenda intacca la credibilità dell’intero sistema-giustizia e dei suoi protagonisti, anche di quelli che non ne sono stati coinvolti, ma che non hanno avuto la forza di “denunciare” e di “condannare” pubblicamente.

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