Pierre Carniti non c’è più, é mancato oggi, all’età di 81 anni, in un ospedale romano dove era stato ricoverato in seguito all’aggravarsi delle sue già precarie condizioni di salute.
Ci sarà modo e tempo per ripercorrere con la serietà e la solennità necessarie il cammino di questo grande dirigente del movimento del lavoro, leader sindacale amato e riconosciuto dai lavoratori di diverse generazioni, protagonista di una stagione di straordinario progresso civile e democratico della storia italiana ed europea.
Pierre Carniti ha vissuto con intensità e passione un tempo in cui il Sindacato ha saputo imporre alle agende della politica la centralità della condizione operaia, le esigenze di promozione e di affermazione dei diritti dei lavoratori, per dare corso alla piena applicazione dell’articolo 3 della nostra Costituzione là dove è scritto che “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettivo partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Diritti sociali e diritti civili, insieme, i primi come condizione per il compimento dei secondi, a garanzia di una cittadinanza democratica piena e riconosciuta, per marcare un carattere peculiare della Repubblica italiana, “fondata sul lavoro”.
Carniti ha ispirato la sua intera vita e tutto il suo impegno sindacale, politico e parlamentare a questo cardine costituzionale, nella convinzione che solo il lavoro fosse in grado di assicurare la dignità e la libertà della persona.
Carniti, però, dopo l’esperienza sindacale alla testa della Cisl e ai vertici del Sindacato unitario, ha saputo anche essere protagonista del processo di rigenerazione della politica, dalla parte del riformismo italiano, oltre le macerie della stagione di “Mani pulite”, anche dai banchi del Parlamento europeo, per due legislature, eletto nelle liste della sinistra.
Nel contempo, per non disperdere il prezioso patrimonio di cultura politica e di radicamento popolare del cattolicesimo sociale, in quegli stessi anni, Carniti, ha investito tutto il proprio carisma, insieme a Ermanno Gorrieri ed altri, nella fondazione dei Cristiano sociali, un movimento culturale e politico con la finalità di rappresentare il riformismo di matrice cristiana nello schieramento progressista.
Ha vissuto quella esperienza, che si è poi intrecciata con L’Ulivo di Romano Prodi, con grande convinzione e generosità, cercando di portare a pieno compimento, sul piano politico, la stagione del dialogo e dell’unità sindacale.
Abbiamo imparato molto dall’insegnamento di Pierre Carniti, riformista e innovatore, uomo colto e di solidi principi, dirigente sindacale rispettato, credente, testimone del rinnovamento conciliare e di una fede religiosa vissuta nella discrezione e nel totale rispetto del principio di laicità.
Io penso che si debba rivolgere a Pierre Carniti un pensiero di gratitudine e di riconoscenza, perché lascia alla comunità degli italiani e al mondo del lavoro un patrimonio di idee e di impegno che ha contribuito a fare dell’Italia un Paese più giusto e democratico. Un Paese in cui i lavoratori sono diventati protagonisti attivi del dibattito pubblico e del dialogo sociale e in cui i valori di equità, di giustizia sociale e di uguaglianza sono stati promossi e riconosciuti attraverso il sacrificio e l’impegno di tanti cittadini che si sono ispirati al suo esempio e alla sua lezione.
La camera ardente sarà allestita mercoledì 6 giugno dalle ore 11 alle ore 19 presso il CTO di Roma (Via San Nemesio 28). I funerali si svolgeranno a Roma giovedì 7 giugno alle ore 10 presso la Chiesa di Santa Teresa D’Avila (Corso d’Italia 37)
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