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Il 25 novembre di 100 anni fa nasceva Ermanno Gorrieri.

Chi lo ha conosciuto ricorda la sua autorità, il suo ascendente, la sua credibilità. E pure la semplicità dei modi, la mitezza, la distanza dai miraggi del potere e dell’ambizione personale. La politica per lui rappresentava la via più diretta per servire quella che chiamava “la povera gente”, il mondo del lavoro, le famiglie popolari. Lo ha fatto con la Cisl, di cui è stato protagonista fin dai primi anni della fondazione in Emilia. Lo ha fatto con il movimento cooperativo di cui è stato dirigente autorevole e riconosciuto. Lo ha fatto con le Acli delle origini a Modena. Lo ha fatto, infine, con la parte migliore della Dc, partito in cui ha militato con passione e coerenza per un lungo tratto della sua storia. Fino a quando avvertendo il venir meno degli antichi ideali di giustizia, di uguaglianza e di libertà ha deciso di abbandonarlo nel 1993 per dare vita ai Cristiano Sociali, insieme a Carniti, Scoppola, Paolo Prodi e molti altri. Ha partecipato all’avventura dell’Ulivo immaginando fin dall’inizio l’orizzonte del partito democratico, la comunità politica in cui le diverse culture ed esperienze della sinistra si sarebbero finalmente incontrate e integrate per dare una prospettiva di progresso e di benessere all’Italia del futuro. Ha vissuto la sua fede cristiana con grande discrezione, testimoniando in ogni sua scelta la più totale autonomia dalle posizioni della Chiesa, nel più rigoroso rispetto del principio di laicità. Non ostentava questa libertà, la viveva con naturalezza.È stato così sui temi delle politiche sociali come sulle tematiche eticamente sensibili (aborto, procreazione assistita, diritti della famiglia). Si è collocato sempre su posizioni di frontiera, per scoraggiare lo scontro ideologico sui grandi principi e favorire il dialogo e la convergenza politica sulle scelte concrete. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e di raccogliere i suoi insegnamenti nei primi anni della mia esperienza parlamentare. Ho imparato ad apprezzare il suo pragmatismo, la sua concretezza, il suo linguaggio facilmente traducibile in cifre, normative e politiche comprensibili. Trattava le problematiche sociali con il rigore dello studioso e non si stancava mai di elaborare proposte e sollecitare interventi sulle questioni del lavoro, della famiglia, della natalità, del contrasto della povertà e della indigenza. Ha criticato aspramente e con piena ragione larga parte della sinistra, deluso dalle scelte dei Governi degli anni 90, a cui non ha perdonato di aver abbandonato la battaglia contro le disuguaglianze, contro l’evasione fiscale e a favore delle famiglie con figli. Lo ricorderemo come un grande democratico, un maestro rigoroso e carismatico, testimone della buona politica, pulita, esigente, ricca di contenuti e mai separata dai suoi fondamenti morali e ideali.

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