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Basta propaganda sulle famiglie

Il problema delle nascite in Italia è cosa seria ma il bonus bebè non è altro che l’ennesimo spot. Così si creano solo aspettative e illusioni che non saranno mai esaudite.

Il confronto delle idee e delle proposte va bene, ma le interviste e le paginate di giornale per vedere chi le spara più grosse sulla pelle dei cittadini, o magari dei bambini, no. Mi riferisco al tema del cosiddetto “bonus-bebè”.  Si vuole aprire una discussione sulle politiche per la famiglia, o sulle misure per sostenere le nascite e, magari, i nuclei con pesanti carichi familiari? Ci sono i partiti, i convegni e i seminari politici, le aule e le commissioni parlamentari. Intendiamoci, tutto alla luce del sole, con il massimo di coinvolgimento dei cittadini, degli studiosi, delle associazioni e dei sindacati. Ma il Governo e i singoli Ministri non annunciano i provvedimenti per vedere l’effetto che fa. Li fanno e basta. O li propongono in Parlamento o nel confronto, quando e se c’è, con le parti sociali. Altrimenti si creano aspettative e illusioni impegnative ed inutili al di là delle quali non ci sarà alcun seguito, se non il balletto dei rimpalli e delle smentite, come è già capitato altre volte e come sta capitando in queste ore.

Siamo di fronte ad uno spot, nient’altro che l’ennesimo spot di un partito della maggioranza di governo, in cerca di identità e di consensi,  alla vigilia di una scadenza elettorale significativa, che potrebbe ridisegnare i rapporti di forza tra i partiti e tra maggioranza e opposizione. Il tema é di quelli importanti: il crollo delle nascite. Siamo al minimo di tutti i tempi. Erano 562.000 i nati nel 2010, secondo stime dell’Istat sono 488.000 nel 2015. Meno 12%. Neppure le coppie di immigrati contraddicono questa tendenza.

Le cause le conosciamo da tempo: disoccupazione giovanile, precarietà e discontinuità del lavoro quando c’è; conseguente insicurezza e paura del futuro; permanenza nella famiglia dei genitori per un crescente numero di giovani alle soglie dei 35 e anche 40 anni di età; servizi per conciliare maternità e lavoro sempre più costosi e, dunque, insostenibili per le giovani coppie; nonni costretti a rinviare di anni il pensionamento e, quindi, sempre meno disponibili a “dare una mano” per accompagnare la crescita dei nipotini; alloggi con affitti inaccessibili per coppie giovani e magari con un solo reddito… Datori di lavoro che non esitano a discriminare le donne in maternità rispetto alle altre. E poi, gli effetti devastanti della crisi economica di questi terribili 8 anni, che non finiscono mai e che hanno inciso profondamente nel vissuto delle famiglie e dei giovani in particolare. Ma davvero si può pensare di affrontare tutti questi problemi con il bonus per i nuovi nati e basta? Si può anche cominciare da lì, ma bisogna avere un progetto e delineare un programma di misure integrate, capaci di muovere normative complesse e di introdurre novità importanti per  il lavoro giovanile, favorire l’autonomia dei giovani e la propensione a costituire una nuova famiglia, la disponibilità di alloggi in affitto con costi accessibili e sostenibili, l’incremento degli importi degli assegni familiari, misure di welfare per conciliare famiglia e lavoro, servizi per l’infanzia meno costosi e più diffusi sul territorio, sostegni economici e fiscali per le famiglie numerose, una riforma radicale del sistema fiscale di cui possano beneficiare le famiglie con figli, per sostenere i costi della loro crescita che non sono solo quelli dei primi anni di vita, la revisione della legge-Fornero, con la possibilità per i lavoratori e le lavoratrici più anziane di età e di contribuzione di gestire il pensionamento con maggiore flessibilità e autonomia. Servono tante idee, ma, soprattutto tanti soldi. E serve un programma lungimirante, spalmato su un certo numero di anni e di bilanci dello Stato, delle Regioni e dei Comuni, con la partecipazione del sistema delle imprese, delle organizzazioni sindacali, degli organismi di terzo settore. Ciò che non serve o che bisognerebbe evitare sono l’improvvisazione e gli interventi-spot disgiunti da una logica progettuale coerente che sappia dosare misure e provvedimenti in base a criteri di efficacia, di equità e di sostenibilità.

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