“È cresciuto a sinistra in questi anni un vuoto di rappresentanza e di iniziativa politica. A destra ci sono partiti solidi, c’è un senso comune che alimenta il linguaggio, fa sventolare le bandiere, espone e ingaggia personalità e portatori d’acqua.
È a sinistra, invece, che c’è un problema. I partiti ci sono, per carità, persino troppi, ma si moltiplicano, si scompongono e si ricompongono sulla base del tasso di litigiosità tra i leader. Se infatti uno guida una corrente, appena entra in rotta di collisione con il vertice del partito, la trasferisce all’esterno e la trasforma in un nuovo partito. Quello che manca è una cultura politica condivisa, un campo esplicito e vitale di valori, idee e ideali entro il quale sia possibile maturare un comune senso di appartenenza e una vera alternativa al pensiero politico dominante. La sinistra tradizionale, infatti, non dispone di tutta la cultura politica di cui ha bisogno per rigenerare le sue forme, il suo linguaggio, la sua stessa identità. Ed anche la sua classe dirigente.
Nel campo della sinistra sono diventate afone o irrilevanti organizzazioni un tempo protagoniste della rappresentanza sociale di soggetti e di interessi tradizionalmente progressisti; sono scoparsi dalla scena intellettuali e riviste un tempo protagoniste del dibattito pubblico; l’associazionismo laico o di matrice religiosa, che in passato ha rappresentato una leva importante di battaglie sociali e civili di grande impatto anche normativo sui temi della pace, del lavoro, dei diritti civili e sociali, della solidarietà internazionale, oggi appare esausto, smarrito, persino indifferente rispetto all’orizzonte del bene comune.
La narrazione della destra ruota attorno al tema della sicurezza e fa leva sulle diverse declinazioni assunte dal sentimento della paura: paura del futuro, della solitudine, dello straniero, della malattia, dell’avvenire dei propri figli. Una sinistra che non voglia apparire lontana e insensibile rispetto alla vita reale delle persone deve farsi carico di queste paure e cercare le risposte più adeguate per accompagnare le persone e le comunità in un processo di rassicurazione e di affrancamento. E smetterla di litigare”
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