La nostra iniziativa intende aprire un confronto in vista del congresso del Partito Democratico. Non abbiamo in mente di costruire un’altra corrente né vogliamo sostenere alcun candidato.Vogliamo semplicemente dialogare con tutte le sensibilità del PD perché abbiamo in mente un’idea per il congresso: quella di partire dai programmi per arrivare ai candidati. Quello che a noi interessa è la battaglia sui contenuti: non a caso abbiamo utilizzato la formula della “Costituente delle idee,” che ha avuto come atto preliminare un ordine del giorno presentato alla Direzione del Partito Democratico lo scorso 4 giugno, firmato da ventuno componenti della Direzione Nazionale, assunto nelle conclusioni di Guglielmo Epifani.
Nel testo abbiamo indicato scelte precise: tenere un congresso che parta dal basso e svolgere una discussione che non sia capovolta; da qui l’avvio della “Costituente delle idee”. In questa discussione siamo interessati a capire qual è il ruolo del Partito Democratico nell’attuale situazione politica: un ruolo che per noi si fonda sul suo essere sinistra plurale, moderna ed europeista, la Casa di tutti i riformisti, un partito che vorremmo unitario, partecipato, aperto e rinnovato. Non siamo per il partito delle lobbies o dei salotti: siamo per un partito popolare, che stia in mezzo alla gente perché vogliamo vivere i problemi dei cittadini e individuare e realizzare le risposte giuste in chiave solidale.
I temi indicati nell’ordine del giorno sono quelli sui quali abbiamo trovato una forte condivisione: in primo luogo il lavoro, la difesa e la qualificazione dello stato sociale: molte volte abbiamo sentito dire che soltanto se abbattiamo i diritti e il livello di tenuta del welfare possiamo risanare i conti, ma noi contrastiamo questa scuola di pensiero. Pro- poniamo un welfare che sia insieme solidale e di sviluppo; che segni il passaggio da politiche risarcitorie a politiche attive, preveda forti responsabilità pubbliche, abbia il suo baricentro nelle dimensioni locali e comunitarie, promuova il volontariato e la cittadinanza attiva.
Altro tema è il sostegno allo sviluppo sostenibile. La ripresa va promossa e qualificata con forti politiche pubbliche di sviluppo umano e di sostenibilità. Le politiche sociali non possono essere ridotte ad una variabile dipendente dalla crescita: concorrono esse stesse allo sviluppo e rigenerano coesione e capitale sociale. La priorità è di concentrare risorse e interventi sulle fasce più deboli e sugli squilibri territoriali, a cominciare dalle gravi condizioni del Mezzogiorno. Riteniamo importante che il governo abbia provveduto alla restituzione (si tratta dei primi quaranta miliardi di euro) dei debiti che la Pubblica Amministrazione ha verso il sistema delle imprese. E’ un primo innesto di liquidità estremamente importante perché numerose aziende, pur avendo un buon portafoglio d’ordini, hanno scarsa liquidità e non ricevono prestiti dal sistema bancario; hanno crediti verso la Pubblica Amministrazione ma, in molti casi, sono costrette a licenziare o a mettere in cassa integrazione i propri dipendenti.
È un circuito perverso che va spezzato e per questo noi consideriamo il problema dello sviluppo una priorità: non creiamo occupazione se non c’è sostegno alla crescita. Anche gli incentivi alle ristrutturazioni e all’efficienza energetica degli immobili sono in grado di creare nuova occupazione e impresa.Tuttavia, vediamo con una certa preoccupazione il fatto che il governo voglia rimandare la diminuzione strutturale del costo del lavoro alla legge di Stabilità di fine anno, anche se l’intervento parziale di diminuzione del cuneo fiscale per le nuove assunzioni dei giovani rappresenta comunque un primo segnale positivo.
Un’altra priorità che non deve essere dimenticata è quella delle pensioni. Non si sente più parlare di questo argomen- to. La nostra proposta riguarda il tema dei “salvaguardati”: la platea attuale di 130.000 lavoratori che potranno an- dare in pensione con le vecchie regole non è sufficiente e va allargata. Al tempo stesso per noi deve essere introdotto un criterio di flessibilità che recuperi la mancata gradualità imposta dalla riforma Fornero, con il brusco innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni.
Per noi questi sono i punti fondamentali, questa è la nostra agenda di governo. Noi vogliamo che questo Esecutivo anomalo, che mette insieme destra e sinistra,- una fase eccezionale dunque, non la normalità di una democrazia fondata sull’alternanza – faccia fino a quando è ragionevolmente possibile qualcosa di concreto per il paese, anche se ostacolato dalla destra che continua a fare propaganda elettorale. Chiedere all’Europa di allargare i cordoni della borsa per favorire gli investimenti e l’occupazione dei giovani e sostenere contemporaneamente che i ricchi non deb- bono pagare le tasse sulla prima casa, è semplicemente ridicolo.
Per quanto riguarda quelli istituzionali, come abbiamo detto nell’ordine del giorno, chiediamo che la posizione del PD sulla forma di governo e sulla legge elettorale sia definita attraverso un referendum fra i nostri iscritti e fra gli iscritti all’albo delle primarie del centrosinistra.
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